sabato 7 settembre 2013

Situazione Platani sul lungotevere romano

Come potete immaginare non è delle migliori. Seppur all'apparenza risultino maestosi e vigorosi, probabilmente se avessero il dono della parola quantificherebbero in scala 1-10 la loro qualità della vita intorno al 4. Sono abbastanza generoso nell'interpretare il loro livello di soddisfazione perchè per lo meno vengono potati molto di rado, lasciando fare alla natura il suo corso, ed hanno un buon livello di umidità, areazione e luce sul lato fiume, verso cui si prostrano quasi disperatamente. Qui di seguito un esempio per darvi un'idea:


I Platanus orientalis che hanno piantato nello scorso secolo, ad oggi enormi, purtroppo vivono in condizioni pedologiche pessime. La mancanza di conoscenza del funzionamento dei vegetali è indubbiamente tra le maggiori cause per cui oggi assistiamo a tale macabro spettacolo, ma spesso ho avuto modo di verificare che anche con impianti "moderni" la situazione è cambiata di pochissimo. Se le amministrazioni delegassero la gestione del verde pubblico solo ed esclusivamente a dottori agronomi, figura fantasma nel panorama italiano, il verde pubblico romano (ma anche nazionale) potrebbe per lo meno adeguarsi allo standard qualitativo di quello delle capitali europee. A causa dei madornali errori che vengono spesso commessi dalle amministrazioni in ambito verde, i famosi comitati di quartiere sono perennemente in opposizione con le scelte del Sevizio Giardini. Quelle poche volte che le perizie sono serie e documentate da chi di dovere, vengono comunque ostacolate, con la (se pur in parte giustificata) presunzione di chi pensa di essere sempre dalla parte del giusto. Non è raro che in Italia spesso si assista a schianti di alberature precedentemente dichiarate come pericolose e quindi da abbattere, a causa di opposizioni da parte dei comitati di quartiere. I lettori ne converranno che l'improvvisazione e la tendenza al risparmio o a gare pilotate (o spesso del tutto assenti) non fanno altro che dequalificare in modo irreversibile gli agronomi, i quali perdono totalmente di autorità nelle loro decisioni. Il cittadino si sente un pò il difensore, il paladino del mondo vegetale, e così portatore di verità assoluta. Ma sarebbe opportuno riconoscere quando mettersi da parte, per poter far lavorare chi effettivamente ne capisce qualcosa. Una maggiore trasparenza da parte delle amministrazioni, con nomi e qualifiche di chi sta dirigendo i lavori, e perizie documentate, indubbiamente potrebbe agevolare notevolmente i problemi legati all'ostruzionismo dei cittadini. Ma si sa, la trasparenza è collegata alla legalità, e se manca uno manca pure l'altro.
Tornando alle condizioni delle alberature capitoline, qui di seguito uno scorcio del Lungotevere Arnaldo da Brescia:



In condizioni ideali un albero sviluppa un apparato radicale che spesso supera l'ampiezza della chioma. Le radici tendenzialmente non vanno in profondità ma si sviluppano orizzontalmente attestandosi intorno ai 30-50 cm dal suolo. Questo perchè più superficialmente la pianta tramite le radici assorbenti può attingere facilmente a due elementi essenziali come l'acqua e l'aria. Le radici legnose invece svolgono la funzione di ancoraggio arrivando ad uno o due metri di profondità, a seconda della specie e delle condizioni del terreno. Provate anche solo ad immaginare le dimensioni delle zolle in un suolo totalmente asfittico e compattato a causa delle colate di cemento e asfalto e con il passaggio negli anni di milioni di automezzi. E' importante sottolineare che solo un apparato radicale ben sviluppato in un ambiente non asfittico può aiutare la pianta a sostenersi sotto carichi non previsti. Da un lato ha si e no un metro di margine per svilupparsi, quando la chioma per lo meno sporge per altri 5 metri nel vuoto, e dall'altro ha il manto stradale che preclude quasi totalmente ogni naturale scambio tra suolo e atmosfera. Solo una piccola percentuale di aria e di acqua filtra attraverso l'asfalto, portandosi con se una buona dose di sostanze tossiche.
Qui di seguito vi mostro qualche immagine in dettaglio del colletto (che si nota anche nelle foto precedenti), parte finale del fusto e confine con l'apparato radicale:



Come potete notare c'è stato un nuovo intervento di manutenzione del marciapiede e la ditta che ha applicato l'asfalto, rattoppando alla come capita in pieno stile romano, ha ben pensato di arrivare a "pelo" del fusto, coprendolo anche in parte. Ovviamente, quando invece dovrebbe essere la norma per legge, nessun agronomo ha presieduto l'operazione.
Di solito viene lasciato un piccolo perimetro intorno al fusto degli alberi che per lo meno evita risultati come questi ma in fin dei conti per la pianta non apporta alcun beneficio tangibile. I peli radicali posti sulle radici assorbenti svolgono la propria funzione nelle zone periferiche e non adiacenti al tronco, dove si trova la corona radicale. Una corretta gestione del verde urbano dovrebbe prevedere un perimetro libero per lo meno grande quanto il presunto sviluppo massimo della chioma di un albero. Tramite appositi materiali o griglie è anche possibile renderlo calpestabile, soluzione adottata molto spesso nelle città dove gli spazi sono ridotti. Qui non ci si pone neanche il problema.
Il colletto mai e poi mai deve essere coperto in quanto all'estremità vi sono cellule che regolano lo scambio gassoso tra la pianta e l'esterno, e tessuti protettivi che non fanno entrare funghi e respingono parassiti. In fase di trapianto se si va a sotterrare il colletto, la pianta tenta disperatamente di trasformare quel legno in tessuto radicale, adoperando un gran quantitativo di energia di riserva che spesso la porta alla morte. Se una pianta è già stanziale da tempo e si va coprire la parte basale del fusto (anche con semplici materiali pacciamanti) spesso si formano i cosidetti marciumi del colletto, anch'essi causa di deperimento e poi morte dell'albero. Io stesso, quando ero capo giardiniere presso un'importante villa in Toscana, ho visto morire nell'arco di un mese un olivo per un nostro errore: in seguito ad un enorme scarico di compost maturo a ridosso della pianta, non abbiamo prontamente rimosso il materiale dal colletto dando priorità ad altre mansioni, scelta che si è dimostrata fatale per l'albero in tempi brevissimi. (S)Fortunatamente la pianta verteva già in condizioni agronomiche pessime a causa del terreno e del trapianto alquanto discutibile, e non è stata una grande perdita.
Garantire per lo meno 3-4 mq di perimetro libero intorno al colletto faciliterebbe operazioni di ispezione dell'apparato radicale da parte di personale qualificato. A volte la parte aerea della pianta non basta ai fini del VTA (valutazione di stabilità dell'albero) o per capire i motivi di eventuale deperimento, causati da funghi o parassiti. Un particolare macchinario chiamato Air Spade tramite un forte getto di aria compressa isola le radici prossime alla pianta dalla terra, per verificarne lo stato fitosanitario e strutturale. Vi immaginate compiere una tale operazione nelle condizioni qui sopra illustrate? Andrebbe rimosso completamente tutto l'asfalto adiacente alla pianta con irrimediabile danneggiamento dell'apparato radicale.
Per altro, è solito usare dei pali iniettori con cui mandare concimi, micorrize (funghi simbionti che aiutano lo scambio di nutrienti con l'apparato radicale) o persino antiparassitari o anticrittogamici direttamente alle radici, in quegli alberi troppo grandi che annullano l'efficacia di operazioni manuali. Altra operazione totalmente non consentita (se mai è stata presa in considerazione dalle amministrazioni capitoline).
Ora vi starete chiedendo come nonostante la qualità della vita paragonabile a quella di un abitante del quarto mondo queste piante risultino comunque belle e apparentemente sane. Gli esseri vegetali sono silenti come ho accennato precedentemente http://ilverdecapitolino.blogspot.it/2013/07/le-piante-genitori-senzienti.html, ma si esprimono con un linguaggio che per essere capito va studiato ed interpretato tramite la scienza. Hanno il "brutto" vizio di adattarsi a condizioni pessime e nutrire però allo stesso tempo un rancore che inevitabilmente le porterà prima o poi al deperimento o peggio ancora allo schianto improvviso. Uno degli obiettivi di questo blog è di educarvi a capirle meglio.
Alzando lo sguardo non ho potuto non notare il posizionamento di alcune tra le branche che si affacciano sull'antico Tevere:


L'elevato grado di trascuratezza che include anche la potatura ovviamente porta a fenomeni di questo tipo. Nei miei 26 anni di vita non ricordo interventi consistenti di potatura sul lungotevere che sicuramente risalgono a parecchio tempo fa. Interventi che su alberi così grandi probabilmente non vanno mai oltre la dannosissima ma economica (solo nel breve periodo) capitozzatura. Ho visionato difatti delle carie (aperture con conseguente inoculo fungino) in prossimità di importanti (ed inutili) tagli che indubbiamente portano le piante ad uno stato di precarietà che con i miei mezzi non posso quantificare (necessiterebbe perizia con resistograph).
Una branca cresciuta in questo modo è indubbiamente fonte di pericolo visti i pesanti cambiamenti climatici degli ultimi anni (neve e nubifragi), tanto che anche un bambino fiuterebe la minaccia. Ma alberature letteralmente lasciate a se stesse in un ambiente urbano porteranno inevitabilmente col tempo fattori di rischio non trascurabili come questi.
E' importante cominciare a non far più finta di nulla difronte a queste immagini, nella totale ignoranza che spesso ci contraddistingue. La quasi totalità del verde pubblico romano è in queste disumane condizioni. Se ci fate caso lo scarsissimo rispetto che noi nutriamo verso il mondo vegetale si rispecchia anche nella vita quotidiana con il prossimo e con la legge. Non è assolutamente un caso, dal mio modesto punto di vista, che in paesi dove la parola rispetto ha una certa autorevolezza anche le piante ne giovino vistosamente.

mercoledì 28 agosto 2013

Decoro Urbano, uno strumento intelligente per la collettività.

E' arrivato quest'anno DU, Decoro Urbano, vediamo un pò cos'è (dalla loro pagina):

Perchè?

«Stati Uniti, Asia, Europa, moltissimi i Paesi che adottano gli strumenti della Rete per creare un filo diretto tra cittadini e amministrazioni pubbliche. Ciò che da noi sembra ancora surreale, in molte parti del mondo ha gia preso il via.»
Quando in Maiora Labs abbiamo letto queste righe su un quotidiano, nei primi mesi del 2010, ci siamo detti «Occorre uno strumento in grado di fondere l’estrema praticità degli smartphone alla potenza dei social media. Comunicare in tempo reale con le istituzioni oggi è possibile. Facciamolo.»
Qualche mese dopo è nato Decoro Urbano - WE DU!, un social network per favorire il dialogo tra i cittadini e le Pubbliche Amministrazioni. Un punto di ritrovo per chiunque sia desideroso di contribuire personalmente alla cura della propria città.
Dopo uno studio delle realtà analoghe nell’ambito dell’e-government (tra tutte, le grandi community di SeeClickFix e MySociety), abbiamo scelto di offrire Decoro Urbano come servizio alla comunità.
Lo abbiamo voluto gratuito, per tutti. Con una pagina per ciascuno degli oltre ottomila comuni italiani.
L’avventura è appena cominciata ma il fermento è innegabile.
Ogni segnalazione risolta con l’aiuto di Decoro Urbano è per noi motivo di grande orgoglio. Quando esclamiamo “WE DU!” sappiamo che siete già in migliaia a farlo con noi. Saremo sempre di più.

La Rete, le Istituzioni e Wikitalia 

Promosso esclusivamente in Rete, Decoro Urbano è stato accolto con entusiasmo dando vita ad una grande community in tutta Italia.
In molti stanno scrivendo ai propri sindaci, pubblicando lettere aperte sui propri blog, chiedendo con forza l'adesione. Grazie al supporto di una community così attiva, il network sta crescendo giorno dopo giorno, mostrando un Paese animato da un grande desiderio: partecipare!
Siamo convinti che il coinvolgimento diretto dei cittadini sia il modo migliore per tutelare il territorio e l’Italia è pronta ad accogliere queste forme di partecipazione. Le migliaia di segnalazioni giunte da ogni regione sono un’ulteriore conferma: non si tratta più di qualcosa di “surreale”, si tratta di noi!
Anche le istituzioni hanno risposto positiviamente e mentre arrivano le adesioni dei Comuni Attivi, il progetto continua ad essere presentato in tutte le realtà sensibili alle tematiche di e-government.
Nel frattempo Decoro Urbano è diventata la prima applicazione offerta alle P.A. attraverso Wikitalia, un grande progetto per favorire l’open data e incoraggiare la partecipazione cittadina. Perchè User Generated Content ci piace, ma Citizen Generated Content ci piace anche di più.
In linea con i principi fondativi di wikitalia, oggi Decoro Urbano si è ulteriormente evoluto in un progetto open source. I dati delle segnalazioni, inoltre, vengono rilasciati con licenza Creative Commons 3.0.

Come funziona?

Chiunque può creare il proprio profilo dal sito web o attraverso l'applicazione smartphone, scaricabile gratuitamente negli application store per iPhone e Android. In alternativa è possibile effettuare l'accesso con il proprio account Facebook.
Le segnalazioni possono essere inviate dal sito attraverso la procedura guidata o via smartphone, dove è sufficiente lanciare l’app e scattare una foto per far sì che il dispositivo vi associ automaticamente le coordinate GPS e visualizzi la segnalazione sulla mappa.
Da quel momento gli utenti possono commentarla, condividerla online o sottoscriverla (tasto DU IT!) accrescendone la visibilità.

Decoro Urbano strumento per le PA

Un Comune Attivo ha accesso ad un pannello di controllo per monitorare costantemente il territorio, ottimizzando la gestione degli interventi.
Decoro Urbano è una grande banca dati che mostra in modo completamente trasparente segnalazioni relative all’intera superficie nazionale.
Anche un comune non attivo può dunque visualizzare la mappa in tempo reale, così come i cittadini possono portare all’attenzione dell’amministrazione le proprie istanze servendosi degli strumenti offerti gratuitamente da Decoro Urbano.
Le pagine di ciascun comune possono essere raggiunte dalla ricerca rapida o digitando l’indirizzo così composto: nomecomune.decorourbano.org (ad es. roma.decorourbano.org, milano.decorourbano.org e così via).

Il futuro

Decoro Urbano è in costante sviluppo: attualmente è possibile inviare segnalazioni in merito alla gestione dei rifiuti, alla manutenzione e alla segnaletica stradale, al degrado nelle zone verdi, al vandalismo e alle affissioni abusive.
I futuri aggiornamenti amplieranno ulteriormente le funzioni social, favorendo l'amicizia tra i Segnalatori e offrendo un servizio di messaggistica interna. Saranno inoltre disponibili nuove categorie, sarà possibile seguire una zona specifica o una singola segnalazione, ricevere awards in base alla propria attività di Segnalatore e istituire Gruppi Territoriali.
Terminata la prima fase con le nostre forze, contiamo di proseguire lo sviluppo grazie al supporto di wikitalia e attraverso finanziamenti pubblici o privati.

http://www.decorourbano.org/

E' agli inizi ma promette gran bene, tanto che ne è prevista l'uscita anche in UK e USA. Prossimamente inoltre sarà possibile sottoscrivere ogni segnalazione per alzarne il livello di priorità. Ovviamente argomenti largamente condivisi avranno maggior risalto e quindi si spera maggior attenzione da parte delle amministrazioni.
Il Verde Capitolino sostiene fortemente questa iniziativa, rendetevi parte attiva del cambiamento.

venerdì 26 luglio 2013

Quei poveri Lecci di Piazza della Repubblica

Capita a volte che con il nostro lavoro, nel mio caso il giardiniere, ci si trovi a passare brevi o lunghi periodi a casa a causa di infortuni. Questo è il mio caso e almeno in linea teorica la tastiera dovrebbe essermi bandita, ma questo progetto è stato appena lanciato e merita attenzione da parte mia, soprattutto quando capita di passeggiare per la capitale ed assistere a spettacoli come quello che sto per raccontarvi.
Vorrei innanzitutto dare un'idea del portamento che può avere un Quercus ilex in buone condizioni e in stato naturale:


E' una pianta mediterranea appartenente al genere Quercus (quercia) che si adatta meravigliosamente ai nostri climi e che molto spesso troviamo nella nostra città a reclamare quello spazio "rubato" dal tanto inflazionato platano (con cui il servizio giardini di Roma pare abbia stretto un patto di sangue ormai da decenni).
Esempi di Quercus ilex in buoni condizioni sia sanitarie che colturali ne abbiamo tanti, basta andare a Villa Borghese per osservare esemplari secolari semplicemente straordinari, per portamento e grandezza.
La criticità delle alberature romane è principalmente espressa nelle strade e da quanto ho osservato, ogni buon principio da tenere sempre a mente quando si va a toccare un albero viene completamente a mancare, e quello che è a tutti gli effetti un essere vivente diventa un elemento d'arredo da plasmare secondo le nostre esigenze (e tasche).
Non è questo l'articolo in cui mi soffermerò sui motivi delle carenze qualitative della manutenzione verde capitolina ma, è bene sempre ricordare che una corretta potatura andrà nel lungo periodo a beneficio dei conti economici di un comune, del benessere e della sicurezza dei cittadini e non ultima, della vita della pianta (non mancheranno pubblicazioni in tal senso).
Tornando a noi, questo è lo spettacolo che ieri mi si è presentato tra Piazza della repubblica e Piazza dei Cinquecento (Termini):



E tra le uniche alberature ancora sane:


Questo è lo stato del colletto che ho trovato:


1) Anche con un sesto di impianto così ravvicinato ed evidentemente toppato per via delle elevate dimensioni che può raggiungere il leccio, si poteva comunque trovare un compromesso ampiamente migliore per mantenere una forma naturale se pur contenuta delle piante, evitando il contatto tra loro.
Avendo in mente l'immagine che ho inserito vorrei tentare di capire a quale modello si sono riferiti i "potatori" quando si sono dedicati al taglio, se non a quella del pino romano, palesemente ad ombrello. Invece di scimmiottare un'arte topiaria che più che altro sembra un'arte distruttoria (notare il taglio dei rami fatto senza lasciare intatto il collare, con conseguente probabilità di inoculo fungino), o prendere come esempio altre piante che però appartengono all'ordine delle conifere, il mio consiglio al Servizio Giardini di Roma è quello di cominciare ad assicurare una formazione obbligatoria e professionale per tutti i loro dipendenti, perchè non è più ammissibile che nella città storica per eccellenza si trascuri così tanto il patrimonio verde.

2) Grazie al servizio Street View di Google ho visionato delle foto di Novembre 2012 dove già il disseccamento cominciava a farsi vedere, probabilmente iniziato proprio in autunno a causa di una stagione piovosa come non lo era da anni.
Qui la Legambiente in un articolo del 9 Luglio denuncia lo stato fitosanitario dei lecci chiedendo un controllo per stabilire le cause ed eventualmente porvi rimedio:

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_luglio_9/lecci-piazza-repubblica-2222076889894.shtml

Grazie ad uno dei pochi esemplari lasciati crescere in santa pace (forse si sono dimenticati di nascondere le prove), osservando i rami più bassi ho notato un'infestazione impressionante di cocciniglia (che non sono riuscito a fotografare perchè aimè avevo solo uno smartphone):


Non ho la presunzione di stabilire che questa sia la causa primaria della moria di piante perchè non ho avuto modo di salire in quota per visionare gli altri esemplari, ma vista la situazione nazionale dove in diverse città come Pescara il fenomeno c'è ed è diffuso, è molto probabile che sia questo parassita il problema di tutto. E vista l'impressionante quantità di esso mi sorge anche il dubbio che non sia stato minimamente combattutto da quando si è presentato il fenomeno, nel più totale menefreghismo, as usual.
Io non credo sia così difficile affiggere dei manifesti elencando le problematiche delle alberature e gli eventuali lavori di recupero, sempre se qualcuno conosca le cause e stia facendo qualcosa in merito. Per questo ma anche per tutto il resto i cittadini devono essere sempre coinvolti dalle amministrazioni, pena conflitti e disaffezione alla cosa pubblica, con ricadute anche economiche, oltre che sociali e ambientali.
In provincia di Bari un comune alle prese con tale infestazione si è dimostrato essere decisamente più virtuoso e reattivo:

http://www.acquavivanet.it/attualita/959--endoterapia-sui-lecci-parla-francesco-signorile.html



martedì 16 luglio 2013

Piazza Sant'Emerenziana, è ora della seconda mano


Circa 3 mesi fa venivamo informati del nuovo capolavoro del Servizio Giardini di Roma, una mano di vernice su pareti verdi ormai secche, al centro della piazza:

http://roma.repubblica.it/cronaca/2013/04/25/news/sant_emerenziana_una_mano_di_vernice_per_le_aiuole_secche-57405073/

A distanza di tempo ho deciso di recarmi sul posto per accertarmi della situazione. Sicuro che avessero dato almeno una seconda mano, ritrovo invece la zona verde in queste condizioni:


Sindaco ma siamo impazziti? Che aspetta a mandar una squadra di pittori/giardinieri per riportare un pò di decoro nel quartiere? E' inaccettabile.

(Notare la striscia di prato artificiale apportata in precedenza che ora risalta, da genio del male)

Purtroppo questo è solo uno dei tanti esempi di mala gestione del verde pubblico nella capitale. Spesso mi trovo a girare intorno a rotonde con impianti recenti e già secchi, e viene da chiedersi cosa si nasconda dietro alle tanto discusse gare di appalto romane.


E' possibile ma poco probabile che una ditta venga a creare delle nuove aiuole senza prevedere un impianto di irrigazione o comunque un piano di manutenzione e credo che, più plausibilmente, ci siano problemi di carattere economico che inducano poi le aziende ad abbandonare per sempre le installazioni.
Nel suddetto caso non mi è stato possibile capire se vi è presente o meno un impianto di irrigazione, magari interno, e capire quindi la causa di tutto ciò. Probabilmente non lo scoprirermo mai.
Come non scopriremo mai come è possibile che qualcuno abbia approvato un progetto simile quando a stento si riesce a mantenere qualche aiuola sul ciglio stradale, figurarsi un prato verticale che già in condizioni ottimali è assai difficile che resista a lungo. Le cause sono semplici, materiale (sfagno) che per quanto trattenga l'acqua non potrà mai garantire un regolare attecchimento dell'apparato radicale e soprattutto un apporto nutritivo appropriato, e piantine che per forza di gravità tenderanno sempre a crescere verso l'alto lasciando spazi scoperti. Ci si può riuscire (e non so con quale durata), in ambienti chiusi con la giusta manutenzione e tanta tanta acqua. Improponibile in una piazza soleggiata di Roma, con il nostro livello manutentivo.



Sorprendentemente la natura sembra come se abbia capito l'abominio dell'uomo e cerchi in qualche modo di metterci una pezza.

lunedì 15 luglio 2013

Le piante, genitori senzienti


Sarebbe bene non scordarlo mai, insegnarlo nelle scuole, ripeterlo per strada, farne un saldo principio, che noi viviamo grazie a loro, gli organismi vegetali, non viceversa. Riporto il classico ma efficace esempio del "Mondo senza di noi" di Weisman Alan, dove un pianeta terra completamente disabitato dall'essere umano dopo qualche secolo, forse uno, verrebbe letteralmente sommerso dalle piante che si riprenderebbero così il loro spazio, cancellando ogni nostra traccia. Cosa accadrebbe senza di loro? L'estinzione del genere umano in pochissimo tempo.
L'unica colpa che hanno è quella di non poter spostarsi e farci capire che anche loro sono come noi, con l'unica differenza che si muovono stando ferme. Siamo intelligenti ma non lo capiamo o meglio, non le capiamo. Forse perchè troppo differenti dal mondo animale tanto da reputarle incosciamente aliene, a volte inutili, a volte ostacoli, a volte ostili.
E pensare che una volta le religioni imponevano il massimo rispetto per la natura. Esisteva il concetto di bosco sacro, luogo di culto in cui venerare gli dei, di albero sacro, paragonato in alcuni popoli alla casa delle divinità. Paradossalmente con l'avanzare della scienza quel sacro vincolo che ci univa, quel rispetto così ovvio nei loro confronti, è andato completamente perso.
Oggi pensiamo di essere i padroni incontrastati del pianeta terra e di poter fare tutto quel che ci pare con chi, malgrado tutto, continua a tenerci in vita.
Se solo queste semplici parole venissero inculcate a forza in ognuno di noi, sin dalla nascita, probabilmente non avrei mai sentito la necessità di aprire un blog del genere e vivremmo in ambienti perfettamente integrati con la natura, nel massimo rispetto.
Fortunatamente, ogni tanto, anche programmi animals oriented come Superquark dedicano qualche parola sulle piante. In questo servizio dell'11/07/2013 si prova a dare quel tocco umano che nessuno vede ma che invece le rende simili a noi, con la speranza di capirle un pò di più.


mercoledì 10 luglio 2013

A lezione di verde pubblico: Villa Massimo


Cercherò di fare un breve riassunto per capire meglio cosa è successo e cosa sta succedendo in questa piccola area pubblica in uno dei quartieri più borghesi di Roma.

Citando "Abitare a Roma":

-"La Villa Massimo era una delle maggiori ville suburbane situate lungo la via Nomentana di Roma.
La tenuta si estendeva per oltre venticinque ettari ed era compresa tra la Villa Torlonia e l’odierna Piazza Bologna.

La progressiva urbanizzazione della zona, avvenuta nella prima metà del novecento, ha comportato la scomparsa di gran parte della proprietà. Le uniche aree che mostrano l’aspetto originario dei luoghi sono il parco dell’ Accademia Tedesca il casino nobile e la pineta pubblica del viale di Villa Massimo.
Nella pineta c’erano: una giostra, un chiosco e tanti pini.
Dal 2001 nella pineta è in vigore una concessione-convenzione che riguarda le giostre il risultato è stato: da giostrina a luna park e da chiosco a mega ristorante, inoltre la pineta ha perso 43 pini.

Come è stato possibile che in un parco comunale vincolato, riconosciuto come area in cui istallare delle giostre sia potuto avvenire tutto questo?
Le anomalie per ottenere questo risultato sono state molte. Eccone una: non essendo possibile costruire nel parco nulla, oltre un casotto per guardiania di 20 mq di supporto alle giostre ed un bagno pubblico, hanno fatto apparire che esisteva già un manufatto di 250 mq."


E sembra tutto sia nato da un imbroglio, con il bene stare delle amministrazioni, qui di seguito per continuare la lettura:

 http://www.abitarearoma.net/breve-storia-della-pineta-di-villa-massimo/
 
http://www.abitarearoma.net/punti-verdi-qualita-linchiesta-si-allarga-con-il-dossier-sulla-pinetina-di-villa-massimo/

Ma nel 2010 si decide di far sul serio, citando RomaToday:


"LA "SVOLTA" - Due anni fa la gestione del parco è passata totalmente nelle mani di Luigi Miglietta, tramite la società DAFI. L'imprenditore, che si era già aggiudicato il punto ristoro al primo bando, decide di rifare totalmente il parco e presenta il progetto al III Municipio e al Comune di Roma. Dopo due anni di polemiche e di tira e molla, le proposte sono state accettate il 7 gennaio, e oggi sono partiti i lavori con le conseguenti polemiche.
LA RISPOSTA - La replica del gestore del parco non si è fatta attendere. "Sto riqualificando l'intera aria a mie spese - ha detto Luigi Miglietta - e posso sfruttarla economicamente, come prevede il bando che ho vinto nel 2000. Se non ci fossi io, questa sarebbe terra di nessuno". A tal proposito si è espresso anche il direttore dei lavori, Luca Bertagni: "Abbiamo fatto le cose nella maniera più limpida possibile, presentando il progetto a 3 conferenze di servizio e ottenendo, l'ultima volta, dieci giudizi positivi". In conclusione, il progettista ci tiene a tranquillizzare i cittadini: "Il parco sarà restituito al pubblico com'era finora, semplicemente migliorato e rinnovato". 

 http://nomentano.romatoday.it/nomentano/villa-massimo-protesta-lavori.html

Da qui in poi scoppieranno in rivolta i cittadini che vedranno per l'ennesima volta depauperare il territorio di quel che rimane di Villa Massimo allo scopo di portare soldi nelle casse di imprenditori privati. Tra manifestazioni, comitati e l'ultimo ricorso al Tar, i cittadini (tra cui esponenti politici da destra a sinistra) hanno tentato in tutti i modi di fermare i lavori - http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_febbraio_12/pineta-villa-massimo-protesta-legambiente-2113968647202.shtml - ma oltre ad uno stop momentaneo non si è riusciti ad andare.
Il 29 Aprile il Tar respinge il ricorso presentato e così i lavori per l'edificio di 400 mq che verrà utilizzato come struttura per l'infanzia e il ristorante di 500 mq continuano indisturbati.
Il municipio ci tiene a far sapere che il tutto è stato fatto nella piena trasparenza e legittimità:

"Se la giustizia italiana funzionasse come nei paesi anglo sassoni e il giudice accertasse che cause e ricorsi fossero pretestuosi (come nel caso della pinetina), potrebbe condannare i ricorrenti a pagare i danni (ritardi sui lavori, furti nel cantiere, materiale ammalorato e non più utilizzabile, ecc), quantificandoli e costringendo i ricorenti al pagamento immediato. Ci penserebbero due volte.
Il Pd del municipio (ex III) non aveva nascosto alcunché, la procedura è stata trasparente, i passaggi di legge sono stati tutti attentamente verificati e approvati. Qualcuno ha invece voluto cavalcare una protesta inventata ad arte…. Qualcuno chiederà scusa al Presidente Marcucci, alla Giunta uscente del Municipio, al Partito Democratico che ha difeso la legalità e ai tanti altri consiglieri del municipio che hanno rispettato la normativa?"


In soldoni dovremmo chiedere scusa per aver cercato di difendere il suolo pubblico (verde) dal cemento che avanza e, dovremmo pensarci addirittura due volte prima di protestare contro le amministrazioni per qualcosa che ci appartiene. Tutti sappiamo che la gente ad oggi, con la crisi che corre e tutti i problemi che comporta, non fa altro che inventare "ad arte" delle proteste, così tanto per passare i pomeriggi. Anche se il tutto fosse perfettamente legale, e leggendo i vari articoli in rete qualche dubbio in merito sorge, mi permetto di dire che ad oggi se c'è qualcuno che eventualmente merita sentite scuse quello è l'ambiente, non di certo queste virtuosissime amministrazioni che in tema di ambiente e verde pubblico perpetuano da decenni uno scempio dopo l'altro.

Entrando più nel tecnico, ho appreso che nel tempo sono stati tagliati 43 pini per far posto alla nuova struttura. A detta del municipio molti di essi erano malati e quindi è stata un'operazione obbligata. Se ciò è vero o meno credo non ci sarà mai dato saperlo. Ovviamente come è stato già detto il proprietario del chiosco/ristorante, si è accollato le spese di messa a dimora di nuove alberature, siepi e arbusti vari.
Ho fatto qualche foto sul campo, qui di seguito il progetto:


 Costa sta succedendo nella realtà:


Messa a dimora di pinus pinea ad una distanza troppo ridotta rispetto alle alberature già esistenti. Qui di seguito la chioma dei pini attuali già sovrastante quella dei nuovi arrivati:


Se lasciate così sono piante che quasi sicuramente non andranno molto lontano. Oltre ad andare ad incontrare l'apparato radicale degli attuali pini (mal tenuti, viste le condizioni di scarsa stabilità di cui soffrono), riceveranno poca luce dagli stessi ed una volta adulte andranno a scontrarsi direttamente con le chiome. Errori a dir poco madornali, con il benestare delle ditte che hanno eseguito i lavori, ennesima conferma che chi realizza i progetti molte volte non ha la ben che minima cognizione agronomica.

Come appare il parco oggi:


Se questa è la promessa, o premessa dell'imprenditore Luigi Miglietta, possiamo sicuramente dormire sonni tranquilli.


lunedì 8 luglio 2013

Le piante fanno bene

E' mia intenzione, utilizzando man mano gli articoli che andremo a pubblicare, spiegarvi qual'è l'obiettivo di questo blog, nato per sensibilizzare (o almeno ci proveremo) chi ci legge sul tema del verde. Tra piccole inchieste e resoconti che andremo a pubblicare sulla situazione della Capitale e non, è bene ogni tanto soffermarsi a capire perchè abbiamo realmente bisogno di essere circondati dagli alberi, dai giardini, dalla natura in se. Perchè le piante, possono realmente far bene all'essere umano, e questo è quanto afferma Matthew Silverstone nel suo nuovo libro “Blinded by Science” (www.blindedbyscience.co.uk).



Silverstone prova scientificamente che gli alberi migliorano molti aspetti della salute come: malattie mentali, disturbo di deficit di attenzione e iperattività (ADHD), livelli di concentrazione, tempi di reazione, depressione e diminuzione di emicrania.
Innumerevoli studi hanno mostrato che i bambini mostrano effetti psicologici e fisiologici significativi in termini di salute e benessere quando interagiscono con le piante. Tali studi dimostrano che i bambini stanno meglio cognitivamente ed emotivamente in ambienti verdi e che giocano in modo più creativo se si trovano in aree verdi.
Una indagine sulla salute pubblica che studiava l’associazione tra spazi verdi e salute mentale concludeva che “l’accessibilità a spazi verdi può significativamente contribuire alle nostre capacità mentali e al nostro benessere”.
Quale può dunque essere l’aspetto della natura che può avere effetti così significativi? Fino ad ora si è pensato che fossero gli spazi aperti, ma Matthew Silverstone mostra che non si tratta di questo, piuttosto egli prova scientificamente che sono le proprietà vibrazionali degli alberi e delle piante a darci i benefici in termini di salute, non gli spazi verdi e aperti.
La risposta a come piante ed alberi ci influenzino fisiologicamente sembra dimostrarsi molto semplice. È tutto dovuto al fatto che ogni cosa ha una vibrazione, e differenti vibrazioni influenzano i comportamenti biologici. È stato provato che se beviamo un bicchiere di acqua trattato con una vibrazione di 10Hz il nostro tasso di coagulazione sanguigna cambia immediatamente con l’ingestione dell’acqua trattata. Accade lo stesso con gli alberi, quando tocchiamo un albero, la sua diversa vibrazione influenzerà vari comportamenti biologici del nostro corpo.
Questa idea vibrazionale è supportata nel libro da centinaia di studi scientifici che forniscono prove schiaccianti che l’abbracciare gli alberi non è una pazzia. Non solo fa bene alla nostra salute ma può anche far risparmiare molti soldi ai nostri governi offrendo una forma di trattamento alternativa e gratuita.
L’indagine suddetta concludeva “spazi verdi e sicuri possono essere efficaci quanto una prescrizione medica nel trattare alcune forme di malattia mentale”.
Non sarebbe bello sapere che d’ora in poi i dottori tratteranno alcune forme di malattia suggerendo una passeggiata nel parco piuttosto che una scatola di pillole?


Fonte: http://www.dionidream.com/abbracciare-gli-alberi-migliora-la-tua-salute/ 

Fonte originale: http://www.naturalnews.com/032782_tree_huggers_health.html