venerdì 26 luglio 2013

Quei poveri Lecci di Piazza della Repubblica

Capita a volte che con il nostro lavoro, nel mio caso il giardiniere, ci si trovi a passare brevi o lunghi periodi a casa a causa di infortuni. Questo è il mio caso e almeno in linea teorica la tastiera dovrebbe essermi bandita, ma questo progetto è stato appena lanciato e merita attenzione da parte mia, soprattutto quando capita di passeggiare per la capitale ed assistere a spettacoli come quello che sto per raccontarvi.
Vorrei innanzitutto dare un'idea del portamento che può avere un Quercus ilex in buone condizioni e in stato naturale:


E' una pianta mediterranea appartenente al genere Quercus (quercia) che si adatta meravigliosamente ai nostri climi e che molto spesso troviamo nella nostra città a reclamare quello spazio "rubato" dal tanto inflazionato platano (con cui il servizio giardini di Roma pare abbia stretto un patto di sangue ormai da decenni).
Esempi di Quercus ilex in buoni condizioni sia sanitarie che colturali ne abbiamo tanti, basta andare a Villa Borghese per osservare esemplari secolari semplicemente straordinari, per portamento e grandezza.
La criticità delle alberature romane è principalmente espressa nelle strade e da quanto ho osservato, ogni buon principio da tenere sempre a mente quando si va a toccare un albero viene completamente a mancare, e quello che è a tutti gli effetti un essere vivente diventa un elemento d'arredo da plasmare secondo le nostre esigenze (e tasche).
Non è questo l'articolo in cui mi soffermerò sui motivi delle carenze qualitative della manutenzione verde capitolina ma, è bene sempre ricordare che una corretta potatura andrà nel lungo periodo a beneficio dei conti economici di un comune, del benessere e della sicurezza dei cittadini e non ultima, della vita della pianta (non mancheranno pubblicazioni in tal senso).
Tornando a noi, questo è lo spettacolo che ieri mi si è presentato tra Piazza della repubblica e Piazza dei Cinquecento (Termini):



E tra le uniche alberature ancora sane:


Questo è lo stato del colletto che ho trovato:


1) Anche con un sesto di impianto così ravvicinato ed evidentemente toppato per via delle elevate dimensioni che può raggiungere il leccio, si poteva comunque trovare un compromesso ampiamente migliore per mantenere una forma naturale se pur contenuta delle piante, evitando il contatto tra loro.
Avendo in mente l'immagine che ho inserito vorrei tentare di capire a quale modello si sono riferiti i "potatori" quando si sono dedicati al taglio, se non a quella del pino romano, palesemente ad ombrello. Invece di scimmiottare un'arte topiaria che più che altro sembra un'arte distruttoria (notare il taglio dei rami fatto senza lasciare intatto il collare, con conseguente probabilità di inoculo fungino), o prendere come esempio altre piante che però appartengono all'ordine delle conifere, il mio consiglio al Servizio Giardini di Roma è quello di cominciare ad assicurare una formazione obbligatoria e professionale per tutti i loro dipendenti, perchè non è più ammissibile che nella città storica per eccellenza si trascuri così tanto il patrimonio verde.

2) Grazie al servizio Street View di Google ho visionato delle foto di Novembre 2012 dove già il disseccamento cominciava a farsi vedere, probabilmente iniziato proprio in autunno a causa di una stagione piovosa come non lo era da anni.
Qui la Legambiente in un articolo del 9 Luglio denuncia lo stato fitosanitario dei lecci chiedendo un controllo per stabilire le cause ed eventualmente porvi rimedio:

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_luglio_9/lecci-piazza-repubblica-2222076889894.shtml

Grazie ad uno dei pochi esemplari lasciati crescere in santa pace (forse si sono dimenticati di nascondere le prove), osservando i rami più bassi ho notato un'infestazione impressionante di cocciniglia (che non sono riuscito a fotografare perchè aimè avevo solo uno smartphone):


Non ho la presunzione di stabilire che questa sia la causa primaria della moria di piante perchè non ho avuto modo di salire in quota per visionare gli altri esemplari, ma vista la situazione nazionale dove in diverse città come Pescara il fenomeno c'è ed è diffuso, è molto probabile che sia questo parassita il problema di tutto. E vista l'impressionante quantità di esso mi sorge anche il dubbio che non sia stato minimamente combattutto da quando si è presentato il fenomeno, nel più totale menefreghismo, as usual.
Io non credo sia così difficile affiggere dei manifesti elencando le problematiche delle alberature e gli eventuali lavori di recupero, sempre se qualcuno conosca le cause e stia facendo qualcosa in merito. Per questo ma anche per tutto il resto i cittadini devono essere sempre coinvolti dalle amministrazioni, pena conflitti e disaffezione alla cosa pubblica, con ricadute anche economiche, oltre che sociali e ambientali.
In provincia di Bari un comune alle prese con tale infestazione si è dimostrato essere decisamente più virtuoso e reattivo:

http://www.acquavivanet.it/attualita/959--endoterapia-sui-lecci-parla-francesco-signorile.html



martedì 16 luglio 2013

Piazza Sant'Emerenziana, è ora della seconda mano


Circa 3 mesi fa venivamo informati del nuovo capolavoro del Servizio Giardini di Roma, una mano di vernice su pareti verdi ormai secche, al centro della piazza:

http://roma.repubblica.it/cronaca/2013/04/25/news/sant_emerenziana_una_mano_di_vernice_per_le_aiuole_secche-57405073/

A distanza di tempo ho deciso di recarmi sul posto per accertarmi della situazione. Sicuro che avessero dato almeno una seconda mano, ritrovo invece la zona verde in queste condizioni:


Sindaco ma siamo impazziti? Che aspetta a mandar una squadra di pittori/giardinieri per riportare un pò di decoro nel quartiere? E' inaccettabile.

(Notare la striscia di prato artificiale apportata in precedenza che ora risalta, da genio del male)

Purtroppo questo è solo uno dei tanti esempi di mala gestione del verde pubblico nella capitale. Spesso mi trovo a girare intorno a rotonde con impianti recenti e già secchi, e viene da chiedersi cosa si nasconda dietro alle tanto discusse gare di appalto romane.


E' possibile ma poco probabile che una ditta venga a creare delle nuove aiuole senza prevedere un impianto di irrigazione o comunque un piano di manutenzione e credo che, più plausibilmente, ci siano problemi di carattere economico che inducano poi le aziende ad abbandonare per sempre le installazioni.
Nel suddetto caso non mi è stato possibile capire se vi è presente o meno un impianto di irrigazione, magari interno, e capire quindi la causa di tutto ciò. Probabilmente non lo scoprirermo mai.
Come non scopriremo mai come è possibile che qualcuno abbia approvato un progetto simile quando a stento si riesce a mantenere qualche aiuola sul ciglio stradale, figurarsi un prato verticale che già in condizioni ottimali è assai difficile che resista a lungo. Le cause sono semplici, materiale (sfagno) che per quanto trattenga l'acqua non potrà mai garantire un regolare attecchimento dell'apparato radicale e soprattutto un apporto nutritivo appropriato, e piantine che per forza di gravità tenderanno sempre a crescere verso l'alto lasciando spazi scoperti. Ci si può riuscire (e non so con quale durata), in ambienti chiusi con la giusta manutenzione e tanta tanta acqua. Improponibile in una piazza soleggiata di Roma, con il nostro livello manutentivo.



Sorprendentemente la natura sembra come se abbia capito l'abominio dell'uomo e cerchi in qualche modo di metterci una pezza.

lunedì 15 luglio 2013

Le piante, genitori senzienti


Sarebbe bene non scordarlo mai, insegnarlo nelle scuole, ripeterlo per strada, farne un saldo principio, che noi viviamo grazie a loro, gli organismi vegetali, non viceversa. Riporto il classico ma efficace esempio del "Mondo senza di noi" di Weisman Alan, dove un pianeta terra completamente disabitato dall'essere umano dopo qualche secolo, forse uno, verrebbe letteralmente sommerso dalle piante che si riprenderebbero così il loro spazio, cancellando ogni nostra traccia. Cosa accadrebbe senza di loro? L'estinzione del genere umano in pochissimo tempo.
L'unica colpa che hanno è quella di non poter spostarsi e farci capire che anche loro sono come noi, con l'unica differenza che si muovono stando ferme. Siamo intelligenti ma non lo capiamo o meglio, non le capiamo. Forse perchè troppo differenti dal mondo animale tanto da reputarle incosciamente aliene, a volte inutili, a volte ostacoli, a volte ostili.
E pensare che una volta le religioni imponevano il massimo rispetto per la natura. Esisteva il concetto di bosco sacro, luogo di culto in cui venerare gli dei, di albero sacro, paragonato in alcuni popoli alla casa delle divinità. Paradossalmente con l'avanzare della scienza quel sacro vincolo che ci univa, quel rispetto così ovvio nei loro confronti, è andato completamente perso.
Oggi pensiamo di essere i padroni incontrastati del pianeta terra e di poter fare tutto quel che ci pare con chi, malgrado tutto, continua a tenerci in vita.
Se solo queste semplici parole venissero inculcate a forza in ognuno di noi, sin dalla nascita, probabilmente non avrei mai sentito la necessità di aprire un blog del genere e vivremmo in ambienti perfettamente integrati con la natura, nel massimo rispetto.
Fortunatamente, ogni tanto, anche programmi animals oriented come Superquark dedicano qualche parola sulle piante. In questo servizio dell'11/07/2013 si prova a dare quel tocco umano che nessuno vede ma che invece le rende simili a noi, con la speranza di capirle un pò di più.


mercoledì 10 luglio 2013

A lezione di verde pubblico: Villa Massimo


Cercherò di fare un breve riassunto per capire meglio cosa è successo e cosa sta succedendo in questa piccola area pubblica in uno dei quartieri più borghesi di Roma.

Citando "Abitare a Roma":

-"La Villa Massimo era una delle maggiori ville suburbane situate lungo la via Nomentana di Roma.
La tenuta si estendeva per oltre venticinque ettari ed era compresa tra la Villa Torlonia e l’odierna Piazza Bologna.

La progressiva urbanizzazione della zona, avvenuta nella prima metà del novecento, ha comportato la scomparsa di gran parte della proprietà. Le uniche aree che mostrano l’aspetto originario dei luoghi sono il parco dell’ Accademia Tedesca il casino nobile e la pineta pubblica del viale di Villa Massimo.
Nella pineta c’erano: una giostra, un chiosco e tanti pini.
Dal 2001 nella pineta è in vigore una concessione-convenzione che riguarda le giostre il risultato è stato: da giostrina a luna park e da chiosco a mega ristorante, inoltre la pineta ha perso 43 pini.

Come è stato possibile che in un parco comunale vincolato, riconosciuto come area in cui istallare delle giostre sia potuto avvenire tutto questo?
Le anomalie per ottenere questo risultato sono state molte. Eccone una: non essendo possibile costruire nel parco nulla, oltre un casotto per guardiania di 20 mq di supporto alle giostre ed un bagno pubblico, hanno fatto apparire che esisteva già un manufatto di 250 mq."


E sembra tutto sia nato da un imbroglio, con il bene stare delle amministrazioni, qui di seguito per continuare la lettura:

 http://www.abitarearoma.net/breve-storia-della-pineta-di-villa-massimo/
 
http://www.abitarearoma.net/punti-verdi-qualita-linchiesta-si-allarga-con-il-dossier-sulla-pinetina-di-villa-massimo/

Ma nel 2010 si decide di far sul serio, citando RomaToday:


"LA "SVOLTA" - Due anni fa la gestione del parco è passata totalmente nelle mani di Luigi Miglietta, tramite la società DAFI. L'imprenditore, che si era già aggiudicato il punto ristoro al primo bando, decide di rifare totalmente il parco e presenta il progetto al III Municipio e al Comune di Roma. Dopo due anni di polemiche e di tira e molla, le proposte sono state accettate il 7 gennaio, e oggi sono partiti i lavori con le conseguenti polemiche.
LA RISPOSTA - La replica del gestore del parco non si è fatta attendere. "Sto riqualificando l'intera aria a mie spese - ha detto Luigi Miglietta - e posso sfruttarla economicamente, come prevede il bando che ho vinto nel 2000. Se non ci fossi io, questa sarebbe terra di nessuno". A tal proposito si è espresso anche il direttore dei lavori, Luca Bertagni: "Abbiamo fatto le cose nella maniera più limpida possibile, presentando il progetto a 3 conferenze di servizio e ottenendo, l'ultima volta, dieci giudizi positivi". In conclusione, il progettista ci tiene a tranquillizzare i cittadini: "Il parco sarà restituito al pubblico com'era finora, semplicemente migliorato e rinnovato". 

 http://nomentano.romatoday.it/nomentano/villa-massimo-protesta-lavori.html

Da qui in poi scoppieranno in rivolta i cittadini che vedranno per l'ennesima volta depauperare il territorio di quel che rimane di Villa Massimo allo scopo di portare soldi nelle casse di imprenditori privati. Tra manifestazioni, comitati e l'ultimo ricorso al Tar, i cittadini (tra cui esponenti politici da destra a sinistra) hanno tentato in tutti i modi di fermare i lavori - http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/13_febbraio_12/pineta-villa-massimo-protesta-legambiente-2113968647202.shtml - ma oltre ad uno stop momentaneo non si è riusciti ad andare.
Il 29 Aprile il Tar respinge il ricorso presentato e così i lavori per l'edificio di 400 mq che verrà utilizzato come struttura per l'infanzia e il ristorante di 500 mq continuano indisturbati.
Il municipio ci tiene a far sapere che il tutto è stato fatto nella piena trasparenza e legittimità:

"Se la giustizia italiana funzionasse come nei paesi anglo sassoni e il giudice accertasse che cause e ricorsi fossero pretestuosi (come nel caso della pinetina), potrebbe condannare i ricorrenti a pagare i danni (ritardi sui lavori, furti nel cantiere, materiale ammalorato e non più utilizzabile, ecc), quantificandoli e costringendo i ricorenti al pagamento immediato. Ci penserebbero due volte.
Il Pd del municipio (ex III) non aveva nascosto alcunché, la procedura è stata trasparente, i passaggi di legge sono stati tutti attentamente verificati e approvati. Qualcuno ha invece voluto cavalcare una protesta inventata ad arte…. Qualcuno chiederà scusa al Presidente Marcucci, alla Giunta uscente del Municipio, al Partito Democratico che ha difeso la legalità e ai tanti altri consiglieri del municipio che hanno rispettato la normativa?"


In soldoni dovremmo chiedere scusa per aver cercato di difendere il suolo pubblico (verde) dal cemento che avanza e, dovremmo pensarci addirittura due volte prima di protestare contro le amministrazioni per qualcosa che ci appartiene. Tutti sappiamo che la gente ad oggi, con la crisi che corre e tutti i problemi che comporta, non fa altro che inventare "ad arte" delle proteste, così tanto per passare i pomeriggi. Anche se il tutto fosse perfettamente legale, e leggendo i vari articoli in rete qualche dubbio in merito sorge, mi permetto di dire che ad oggi se c'è qualcuno che eventualmente merita sentite scuse quello è l'ambiente, non di certo queste virtuosissime amministrazioni che in tema di ambiente e verde pubblico perpetuano da decenni uno scempio dopo l'altro.

Entrando più nel tecnico, ho appreso che nel tempo sono stati tagliati 43 pini per far posto alla nuova struttura. A detta del municipio molti di essi erano malati e quindi è stata un'operazione obbligata. Se ciò è vero o meno credo non ci sarà mai dato saperlo. Ovviamente come è stato già detto il proprietario del chiosco/ristorante, si è accollato le spese di messa a dimora di nuove alberature, siepi e arbusti vari.
Ho fatto qualche foto sul campo, qui di seguito il progetto:


 Costa sta succedendo nella realtà:


Messa a dimora di pinus pinea ad una distanza troppo ridotta rispetto alle alberature già esistenti. Qui di seguito la chioma dei pini attuali già sovrastante quella dei nuovi arrivati:


Se lasciate così sono piante che quasi sicuramente non andranno molto lontano. Oltre ad andare ad incontrare l'apparato radicale degli attuali pini (mal tenuti, viste le condizioni di scarsa stabilità di cui soffrono), riceveranno poca luce dagli stessi ed una volta adulte andranno a scontrarsi direttamente con le chiome. Errori a dir poco madornali, con il benestare delle ditte che hanno eseguito i lavori, ennesima conferma che chi realizza i progetti molte volte non ha la ben che minima cognizione agronomica.

Come appare il parco oggi:


Se questa è la promessa, o premessa dell'imprenditore Luigi Miglietta, possiamo sicuramente dormire sonni tranquilli.


lunedì 8 luglio 2013

Le piante fanno bene

E' mia intenzione, utilizzando man mano gli articoli che andremo a pubblicare, spiegarvi qual'è l'obiettivo di questo blog, nato per sensibilizzare (o almeno ci proveremo) chi ci legge sul tema del verde. Tra piccole inchieste e resoconti che andremo a pubblicare sulla situazione della Capitale e non, è bene ogni tanto soffermarsi a capire perchè abbiamo realmente bisogno di essere circondati dagli alberi, dai giardini, dalla natura in se. Perchè le piante, possono realmente far bene all'essere umano, e questo è quanto afferma Matthew Silverstone nel suo nuovo libro “Blinded by Science” (www.blindedbyscience.co.uk).



Silverstone prova scientificamente che gli alberi migliorano molti aspetti della salute come: malattie mentali, disturbo di deficit di attenzione e iperattività (ADHD), livelli di concentrazione, tempi di reazione, depressione e diminuzione di emicrania.
Innumerevoli studi hanno mostrato che i bambini mostrano effetti psicologici e fisiologici significativi in termini di salute e benessere quando interagiscono con le piante. Tali studi dimostrano che i bambini stanno meglio cognitivamente ed emotivamente in ambienti verdi e che giocano in modo più creativo se si trovano in aree verdi.
Una indagine sulla salute pubblica che studiava l’associazione tra spazi verdi e salute mentale concludeva che “l’accessibilità a spazi verdi può significativamente contribuire alle nostre capacità mentali e al nostro benessere”.
Quale può dunque essere l’aspetto della natura che può avere effetti così significativi? Fino ad ora si è pensato che fossero gli spazi aperti, ma Matthew Silverstone mostra che non si tratta di questo, piuttosto egli prova scientificamente che sono le proprietà vibrazionali degli alberi e delle piante a darci i benefici in termini di salute, non gli spazi verdi e aperti.
La risposta a come piante ed alberi ci influenzino fisiologicamente sembra dimostrarsi molto semplice. È tutto dovuto al fatto che ogni cosa ha una vibrazione, e differenti vibrazioni influenzano i comportamenti biologici. È stato provato che se beviamo un bicchiere di acqua trattato con una vibrazione di 10Hz il nostro tasso di coagulazione sanguigna cambia immediatamente con l’ingestione dell’acqua trattata. Accade lo stesso con gli alberi, quando tocchiamo un albero, la sua diversa vibrazione influenzerà vari comportamenti biologici del nostro corpo.
Questa idea vibrazionale è supportata nel libro da centinaia di studi scientifici che forniscono prove schiaccianti che l’abbracciare gli alberi non è una pazzia. Non solo fa bene alla nostra salute ma può anche far risparmiare molti soldi ai nostri governi offrendo una forma di trattamento alternativa e gratuita.
L’indagine suddetta concludeva “spazi verdi e sicuri possono essere efficaci quanto una prescrizione medica nel trattare alcune forme di malattia mentale”.
Non sarebbe bello sapere che d’ora in poi i dottori tratteranno alcune forme di malattia suggerendo una passeggiata nel parco piuttosto che una scatola di pillole?


Fonte: http://www.dionidream.com/abbracciare-gli-alberi-migliora-la-tua-salute/ 

Fonte originale: http://www.naturalnews.com/032782_tree_huggers_health.html